Marcel Proust
il genio broncopatico da bimbo di stupì
quando i biancospini illuminarono l’inverno -
e che ne fu dei pomeriggi spesi a scrivere quaderni
di passioni apocalittiche di carni?
pianse in ogni stanza tra gli arazzi e i vasi Ming
perse la ragione quando bevve troppo thè
lo trovarono tremante sotto strati di flanella
a trentasette anni ancor gridava: “Mamma!”
crisi d’asma atroci gli stregarono il respiro
spifferi di Atlantico inquietarono le sue sere
quando scrisse meraviglie dall’Inferno dell’insonnia
tra i sonniferi e gli incensi di Bretagna
baffi neri e cappello, un giglio all’occhiello
e gli occhi cerchiati dall’oppio -
l’atro abisso del tempo lo trovò in un biscotto
quando era un bambino non sapeva prende sonno
mamma lo baciava sulla fronte con ritegno
giunto a cinquanta anni non si tolse più il pigiama
ma smaniava di indossare una sottana
sugherò le stanze perchè nulla lo distraesse
dall’esuberanza narrativa del suo olfatto
spalancò lucenti le finestre del suo cuore
e distillò dal buio il brivido del sole
Marcel Proust è un cane, una duchessa, un generale -
scrisse un libro immenso come un’ampia cattedrale
come pietre usò l’udito, l’epidermide ed il tatto
come travi l’infinito dell’olfatto
baffi neri e cappello, un giglio all’occhiello
e gli occhi cerchiati dall’oppio
l’atro abisso del tempo lo trovò in un biscotto
Marco Mantovani – pianoforte
Daniele Marzi – batteria
Francesco Pesaresi – basso